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Il cinema... visto da www.viabonanno24.it

Il colore della libertà - Goodbye Bafana

Titolo originale: Goodbye Bafana
Nazione: Germania, Belgio, Sud Africa, Gran Bretagna, Lussemburgo
Anno: 2007
Genere: Drammatico
Durata: 117'
Regia: Bille August
Cast: Joseph Fiennes, Diane Kruger, Dennis Haysbert, Adrian Galley, Shiloh Henderson, Mehboob Bawa

«Il colore della libertà potrà anche ottenere il plauso degli educatori e il via libera per le classiche proiezioni scolastiche, ma per quanto mi riguarda è solo un pacchetto internazionale confezionato con stucchevoli didascalismo e correttezza politica.»

La frase precedente appartiene a Valerio Caprara (Il Mattino) ma per una volta mi sono permesso una citazione nelle mie recensioni perché a mio parere essa esprime come meglio non si potrebbe il mio parere sull'opera di Bille August.

Il film ripercorre il rapporto tra il leader colto Nelson Mandela e la sua guardia James Gregory che, invecchiando, cambiano insieme imparando lentamente a conoscersi e rispettarsi. E lo fa in modo semplice, didattico, corretto. Nella trama non compaiono intrecci temporali nè simbolismi difficili da decifrare: il regista spiega molto chiaramente in due ore un'epoca di apartheid e di rivolta.

E fin qui tutto sembrerebbe positivo: il problema però è proprio che la pellicola non trasmette emozioni ma "spiega" quello che racconta in modo decisamente scolastico.

Il film quindi, evidentemente ansioso di non dispiacere a nessuno, si rivela forse utile forse per tutti coloro che non c'erano o non sanno ma allo stesso tempo è estremamente didascalico e di una sconcertante banalità narrativa, ideale appunto per essere proiettato in una scuola media (inferiore però).

L'approccio scelto da Bille August è poco coinvolgente e la visione del mondo della guardia di Mandela, basata sulla supremazia dei bianchi, si trasforma in modo alquanto prevedibile togliendo suspense alla storia, complice anche l'imbarazzante inespressività di Joseph Fiennes (si salva invece l'interpretazione di Dennis "Mandela" Haysbert).

Il film si riduce così a una carrellata sulle vite di Gregory e di Mandela, viste dall'esterno, senza una vera introspezione psicologica. Quello che ne vien fuori è il classico polpettone strappalacrime. Che però non strappa nemmeno una lacrima.

Voto: 2½/5


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