Lord of war
Titolo originale: Lord of war
Nazione: USA
Anno: 2005
Genere: Azione/Drammatico
Durata: 120'
Regia: Andrew Niccol
Cast: Nicolas Cage, Ethan Hawke, Jared Leto, Bridget Moynahan, Eamonn Walker, Ian Holm, Sammi Rotibi
Pur rispettando le regole imposte dal cinema americano (storia d’amore, intrecci, azione, effetti speciali) Lord of War ha una forte impronta politica, rappresenta una denuncia diretta degli orrori della nostra epoca e ci mostra senza far troppi giri di parole che nel mondo sono in circolazione quasi 700 milioni di armi e ne vengono prodotte altri 8 milioni all’anno, che 500.000 uomini vengono ammazzati in guerra ogni anno, che 300.000 bambini soldato sono costretti a imbracciare il fucile e usarlo in guerra come se fosse un giocattolo e che decine di conflitti vengono sostenuti e alimentati dalla circolazione incontrollata dei prodotti dell’industria militare.
Non stupisce quindi che per queste sue caratteristiche il film sia stato «ripudiato» da Hollywood e nessun produttore (a poche settimane dall’inizio della guerra in Iraq) si è offerto di finanziarlo. Tutte le grandi case di produzione infatti lo hanno rifiutato e alla fine ha potuto venir realizzato solo grazie ai finanziamenti indipendenti ed è stato possibile portarlo a termine solo perché il cast ha accettato una riduzione dei compensi.
L’idea di gettare uno sguardo sul commercio delle armi senza tirare in ballo la morale è uno spunto di partenza interessante. L’unico vero punto debole del film è paradossalmente (o forse sarebbe meglio dire "come era prevedibile aspettarsi") proprio Nicolas Cage, che passa dal sudicio ristorante di Brooklyn alla fase degli hotel di lusso, senza cambiare di una virgola l’espressione del viso. Non è mai stato un grande attore, c'è però da dire a sua discolpa che qui la sua faccia levigata e quasi del tutto priva di sfumature si adatta abbastanza alla fisionomia in apparenza tranquilla, nonostante i cinismi che nasconde, dei tanti «signori della guerra» purtroppo così numerosi nel nostro mondo di oggi.
Il film è divertente e esagerato, con più macchiette che personaggi e alcune scene veramente improbabili: davvero si manda in confusione l’Interpol cambiando il nome a una nave? Davvero bastano quattro sacchi di patate marce per convincere gli investigatori a non perquisire un container sospetto?
Comunque la pellicola tiene attaccati alla sedia come un vero thriller: se è pur vero che la voce narrante di Cage alla lunga stanca, si arriva alla fine davvero arrabbiati e con una sensazione di fastidio addosso davvero forte. L'ironia insomma graffia spesso e quando, verso il finale, ti aspetteresti il ravvedimento, o almeno la punizione del "cattivo", il film "rilancia", invece, con un calcolato sadismo; e la parabola crudele è salva.
Voto: 3½/5
Nazione: USA
Anno: 2005
Genere: Azione/Drammatico
Durata: 120'
Regia: Andrew Niccol
Cast: Nicolas Cage, Ethan Hawke, Jared Leto, Bridget Moynahan, Eamonn Walker, Ian Holm, Sammi Rotibi
Pur rispettando le regole imposte dal cinema americano (storia d’amore, intrecci, azione, effetti speciali) Lord of War ha una forte impronta politica, rappresenta una denuncia diretta degli orrori della nostra epoca e ci mostra senza far troppi giri di parole che nel mondo sono in circolazione quasi 700 milioni di armi e ne vengono prodotte altri 8 milioni all’anno, che 500.000 uomini vengono ammazzati in guerra ogni anno, che 300.000 bambini soldato sono costretti a imbracciare il fucile e usarlo in guerra come se fosse un giocattolo e che decine di conflitti vengono sostenuti e alimentati dalla circolazione incontrollata dei prodotti dell’industria militare.
Non stupisce quindi che per queste sue caratteristiche il film sia stato «ripudiato» da Hollywood e nessun produttore (a poche settimane dall’inizio della guerra in Iraq) si è offerto di finanziarlo. Tutte le grandi case di produzione infatti lo hanno rifiutato e alla fine ha potuto venir realizzato solo grazie ai finanziamenti indipendenti ed è stato possibile portarlo a termine solo perché il cast ha accettato una riduzione dei compensi.
L’idea di gettare uno sguardo sul commercio delle armi senza tirare in ballo la morale è uno spunto di partenza interessante. L’unico vero punto debole del film è paradossalmente (o forse sarebbe meglio dire "come era prevedibile aspettarsi") proprio Nicolas Cage, che passa dal sudicio ristorante di Brooklyn alla fase degli hotel di lusso, senza cambiare di una virgola l’espressione del viso. Non è mai stato un grande attore, c'è però da dire a sua discolpa che qui la sua faccia levigata e quasi del tutto priva di sfumature si adatta abbastanza alla fisionomia in apparenza tranquilla, nonostante i cinismi che nasconde, dei tanti «signori della guerra» purtroppo così numerosi nel nostro mondo di oggi.
Il film è divertente e esagerato, con più macchiette che personaggi e alcune scene veramente improbabili: davvero si manda in confusione l’Interpol cambiando il nome a una nave? Davvero bastano quattro sacchi di patate marce per convincere gli investigatori a non perquisire un container sospetto?
Comunque la pellicola tiene attaccati alla sedia come un vero thriller: se è pur vero che la voce narrante di Cage alla lunga stanca, si arriva alla fine davvero arrabbiati e con una sensazione di fastidio addosso davvero forte. L'ironia insomma graffia spesso e quando, verso il finale, ti aspetteresti il ravvedimento, o almeno la punizione del "cattivo", il film "rilancia", invece, con un calcolato sadismo; e la parabola crudele è salva.
Voto: 3½/5