Into the wild
Titolo originale: Into the Wild
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Genere: Avventura/Drammatico
Durata: 148'
Regia: Sean Penn
Cast: Emile Hirsch, Vince Vaughn, Hal Holbrook, Kristen Stewart, William Hurt, Marcia Gay Harden
«È un mistero per me / abbiamo un'avidità / che abbiamo accettato / Pensi di dover volere / più di quello che ti serve / e che finché non l’avrai / non sarai libero. Società / sei una razza folle / spero non ti sentirai sola senza di me (...) Credo di dover trovare un posto più grande / perché quando hai più di quello che pensi / hai bisogno di più spazio»: per spiegare lo spirito del film, non ci sono parole migliori di quelle di Society, uno dei pezzi della colonna sonora scritta per Into the Wild da Eddie Vedder dei Pearl Jam.
La pellicola racconta la vicenda che sconvolse l'America, la vera storia di Christopher McCandless, giovane laureato benestante della buona borghesia americana che taglia i legami con tutto, rinnega le false verità della sua società e rinuncia a tutte le sue sicurezze materiali abbandonando la civiltà per immergersi all'interno della natura selvaggia, per abbracciare la natura, l'umanità, quella verità che nasce dalla libertà più totale.
Il film si apre con Chris che arriva in Alaska e si accinge a passare un'estate in totale solitudine. Con lunghi flash-back, e con una doppia narrazione (le lettere che Chris scrive a un amico e la voce fuori campo di sua sorella), scopriamo che Chris ha abbandonato la famiglia subito dopo essersi diplomato al college, e che per due anni ha girato l'America in autostop, facendo l'agricoltore nel South Dakota e l'hippy in California, discendendo il Colorado in kayak e cuocendo hamburger in un fast-food. Tutte le persone che Chris incontrerà lungo il suo peregrinare amplificano l'idea di un percorso a stadi funzionale a liberarsi da qualsiasi dipendenza da ogni tipo di comfort e privilegio.
Quarto film da regista di Sean Penn è stato uno degli eventi dell'ultima Festa di Roma, dove in diversi hanno gridato al capolavoro. È bene dire subito che non lo è, ma è anche giusto ammettere che è uno di quei film che possono far innamorare per la tenerezza del protagonista (interpretato non in modo impeccabile da Emile Hirsch) e perché sono abbaglianti i paesaggi naturali nei quali si svolge la storia.
È un vero peccato però che il film, a mio parere e a voler essere generosi, sia riuscito solo in piccolissima parte, anche a causa di un eccesso di poesia, molto cercata e poco trovata, e di un finale troppo ambizioso. Anche la struttura stessa del film è assai ambiziosa. La regia inoltre va a caccia di dettagli, si dilunga in digressioni e squarci naturalistici che qua e là sfiorano il sublime, ma più spesso rimangono bellissime fotografie con poca anima.
Il risultato è un film di 148 minuti (davvero troppi per qualsiasi pellicola, ancora di più per un'opera così basata sui paesaggi come questa), visivamente bellissimo ma narrativamente zoppicante. La prova del protagonista è più sport estremo che cinema.
La parola segreta di questo post è: GARTNER. Capirai presto cosa significa questa frase.
Voto: 2/5
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Genere: Avventura/Drammatico
Durata: 148'
Regia: Sean Penn
Cast: Emile Hirsch, Vince Vaughn, Hal Holbrook, Kristen Stewart, William Hurt, Marcia Gay Harden
«È un mistero per me / abbiamo un'avidità / che abbiamo accettato / Pensi di dover volere / più di quello che ti serve / e che finché non l’avrai / non sarai libero. Società / sei una razza folle / spero non ti sentirai sola senza di me (...) Credo di dover trovare un posto più grande / perché quando hai più di quello che pensi / hai bisogno di più spazio»: per spiegare lo spirito del film, non ci sono parole migliori di quelle di Society, uno dei pezzi della colonna sonora scritta per Into the Wild da Eddie Vedder dei Pearl Jam.
La pellicola racconta la vicenda che sconvolse l'America, la vera storia di Christopher McCandless, giovane laureato benestante della buona borghesia americana che taglia i legami con tutto, rinnega le false verità della sua società e rinuncia a tutte le sue sicurezze materiali abbandonando la civiltà per immergersi all'interno della natura selvaggia, per abbracciare la natura, l'umanità, quella verità che nasce dalla libertà più totale.
Il film si apre con Chris che arriva in Alaska e si accinge a passare un'estate in totale solitudine. Con lunghi flash-back, e con una doppia narrazione (le lettere che Chris scrive a un amico e la voce fuori campo di sua sorella), scopriamo che Chris ha abbandonato la famiglia subito dopo essersi diplomato al college, e che per due anni ha girato l'America in autostop, facendo l'agricoltore nel South Dakota e l'hippy in California, discendendo il Colorado in kayak e cuocendo hamburger in un fast-food. Tutte le persone che Chris incontrerà lungo il suo peregrinare amplificano l'idea di un percorso a stadi funzionale a liberarsi da qualsiasi dipendenza da ogni tipo di comfort e privilegio.
Quarto film da regista di Sean Penn è stato uno degli eventi dell'ultima Festa di Roma, dove in diversi hanno gridato al capolavoro. È bene dire subito che non lo è, ma è anche giusto ammettere che è uno di quei film che possono far innamorare per la tenerezza del protagonista (interpretato non in modo impeccabile da Emile Hirsch) e perché sono abbaglianti i paesaggi naturali nei quali si svolge la storia.
È un vero peccato però che il film, a mio parere e a voler essere generosi, sia riuscito solo in piccolissima parte, anche a causa di un eccesso di poesia, molto cercata e poco trovata, e di un finale troppo ambizioso. Anche la struttura stessa del film è assai ambiziosa. La regia inoltre va a caccia di dettagli, si dilunga in digressioni e squarci naturalistici che qua e là sfiorano il sublime, ma più spesso rimangono bellissime fotografie con poca anima.
Il risultato è un film di 148 minuti (davvero troppi per qualsiasi pellicola, ancora di più per un'opera così basata sui paesaggi come questa), visivamente bellissimo ma narrativamente zoppicante. La prova del protagonista è più sport estremo che cinema.
La parola segreta di questo post è: GARTNER. Capirai presto cosa significa questa frase.
Voto: 2/5
Potrei dilungarmi assai su quanto NON sono d'accordo con questa recensione.
Innanzitutto non penso assolutamente che questo film sia privo di anima, ANZI...è capace di comunicare tutto davvero con poco, basta una di quelle immagini "fotografiche" per cogliere lo spirito stesso del film che tutto è, tranne che privo di poesia. Toccante, commovente (ma quanto ho pianto?!?!), è un viaggio ben raccontato nella testa di un ragazzo poco più giovane di noi, che per quanto strano e forse poco comprensibile, è sicuramente interessante. Mi ha coinvolto tantissimo, le ore son volate e...insomma, non sono davvero d'accordo con niente di ciò che hai scritto! ;p
PS: Chi la pensa come me può di grazia ribattere a questo critico di ghiaccio?;P
Mmh... nessuno si espone: sarà forse un segnale? :p
Non cantare vittoria, son sicura che non hanno visto il post o non hanno avuto tempo, ma qualcuno DEVE rispondere!!!!!;P
Scusa Fra ma questa volta sottoscrivo la recensione di Claudia. Ho trovato il film estremamente toccante e so che molte persone la pensano allo stesso modo. Vabbè, pazienza....il mondo è bello perchè è vario...
Noto ora che hai dato 3 stelle a Scusa ma ti chiamo amore e 2 stelle a Into the wild....vabbè, faccio finta di non essermene accorto...
Ovviamente ogni giudizio in stelline va considerando tenendo conto del tipo di film che sto valutando. Un conto è prendere tre stelline nel genere delle commedie leggere, sciocchine, divertenti e fatte solo per far passare due ore spensierate, un altro conto è prenderle se parliamo di un film serio e "impegnato". :-)
Non avevo notato questo discutibile quanto bizzarro confronto... ma essendo che ho già commentato l'una e l'altra recensione, mi trincererò dietro un semplice NO COMMENT!:p
La giustificazione dei generi non convince...anche quando un film non piace è giusto riconoscergli comunque una qualità di scrittura e di regia superiore a Moccia & co.
Per Lorenzo: non credi che si debba tener conto anche degli obiettivi che un film si prefigge?
Cioè, se un film non ha nessuna pretesa secondo me è giusto premiarlo se riesce a farti sorridere e passare due ore spensierate, se invece un film si erge a opera seria e culturale allora è normale che venga giudicato con più severità, no?
Mi spiego meglio: secondo te merita più stelle una commedia stupida e frivola che però riesce a stupirti facendoti divertire o una pellicola che vorrebbe essere impegnata che però, secondo i tuoi gusti, ha fallito completamente nel suo tentativo risultando noiosa, lunga e scontata?
Senza polemica ovviamente! :)
Il fatto è che si possono pure dare 2 stelle a Penn, ma 3 a Moccia proprio non si giustificano....se mi porti la testimonianza di almeno 3 critici di livello che condividono i tuoi voti sono pronto a fare pubblica abiura delle mie tesi... :-P
Hai dato 2 a "into the wild" e 3 a "Scusa ma ti chiamo amore"...Da oggi mi rifiuto di leggere la sezione cinema di viaBonanno24...tsz